«Un artista fortemente impegnato nel rinnovamento delle arti plastiche, Bibbò ha saputo sintetizzare le componenti avallate dalla migliore tradizione e quelle proposte dalle nuove istanze espressive, creandosi un proprio spazio operativo dove convergono i drammi irrisolti della nostra società. Per Bibbò l'arte non è deformazione consapevole dell'oggetto, né violentare la natura, né la rinuncia all'armonia, ma bisogno di comunicare qualsiasi valore di genere emotivo, esprimere ciò che si è maturato dentro, senza ricorrere a sterili cerebralismi, mediante un proprio raffinato linguaggio artistico per sottolineare l'essenziale ed educare al proprio modulo di comunicare, allargando la ristrettezza fruitiva delle masse. Non condizionato a forme ideologiche - che mentre esaltano la libertà di espressione ne tarpano e ne ridimensionano i contenuti nell'esaltazione adulatrice di un messaggio - lo scultore, senza superare il concetto usuale di forma nella quale la società si riconosce, trasforma in linguaggio forme nate dalla fantasia e dall'esperienza.

Il suo piacere di plasmare non si realizza nel disumanare o nel far decantare la figura umana e i suoi più intimi fermenti, ma concreta nella forma un potere evocativo che determina il recupero dell'attenzione sui grandi temi del l'esistenza. Ecco perché le oscillazioni del gusto, dovute ali 'attuale crisi dell'arte e alla mancata fruizione di essa, si appagano nei suoi vuoti-pieni, nelle luci-ombre che danno movimento alla staticità espressa fino a comunicare la vitalità. Le sue opere sono come una pagina di un libro in cui i valori estetico-sociali ed educazione psichica costituiscono la trama di un dramma millenario e affascinante .» (Vito Cracas)